{the clap } spacer
spacer
spacer
powered by blogger

{venerdì, marzo 28, 2003}

 
"Che bella giornata limpida" ho osservato.
Poi la mia collega mi ha spiegato che erano solo venuti a lavarci la vetrata.

posted by Theclap 3:43 PM


{giovedì, marzo 27, 2003}

 
Ieri mattina, sono uscito di casa con la biogafia di Leonardo da Vinci in mano. La mia intenzione era quella di trovare un qualsiasi posto al sole, per leggere tranquillamente.
Passo davanti a qualche vetrina, finchè non arrivo nelle vicinanze dell’ambulatorio del mio medico curante.
Non so per quale accidente di motivo, ma entro.

Vorrei prima spiegare che mi diverto un sacco, in situazioni di vicinanza forzata (sale d’attesa, banchi dei bar, ascensori, sedili in treno…), ad osservare le espressioni imbarazzate di persone che si conoscono solo lontanamente, che si trovano “costrette” ad interagire e che non sanno di cosa mai poter parlare.
Ho assistito a scene memorabili, con dialoghi di decine di minuti, composti esclusivamente da frasi fatte, luoghi comuni tanto banali che non so come non ci si possa vergognare, solo a farseli venire in mente.
(L’argomento principe è SEMPRE il tempo, anche perché ti permette volgere lo sguardo alla finestra o al cielo ed evitare discretamente gli occhi del tuo interlocutore, che come te non sa che cazzo dire, ma non vuole troncare il discorso, per non essere scortese.)

(Abito in un paese di quattromila persone. Almeno di vista credo di conoscere quasi tutti, ma ogni volta che vado dal dottore, vedo sempre facce nuove. Boh. Questo ancora non mi è chiaro.)

Beh, dicevo, entro nella sala d’attesa. Tutti zitti. Tutti tranne una coppia di informatori, rappresentanti di prodotti medicinali. Parlano dell’appartamento che lei sta arredando: niente di interessante dal punto di vista delle relazioni umane, allora mi metto a leggere. Tutti gli altri, ancora muti. Una ragazzina gioca col cellulare, una vecchietta si aggiusta continuamente e rumorosamente la dentiera, gli altri leggono qualche rivista culturale, tipo Chi, o Eva 3000.
Arriva il turno dei due informatori. Appena entrano nell’ambulatorio, per parlare col dottore, la sala d’attesa si anima. Prima due, poi tre, infine tutti, tranne la ragazzina, si mettono a parlare contro gli informatori, facendo motivo di fervida discussione il comune fastidio dovuto alla perdita di tempo.
Anche io intervengo con delle banalità sconcertanti, accolte con evidenti assensi dagli altri pazienti:
“Ogni volta, sempre la stessa cosa”
“E’ proprio vero” mi risponde la signora della dentiera
“E noi siamo sempre di corsa” dice un quarantenne, tutti annuiscono e nessuno suggerisce che, d’altra parte, i due informatori stessero lavorando
“Ne vengono così tanti, hanno così tanti prodotti: quello che conta va a finire che è il prezzo” dice uno.
“Ma ormai cosa non si decide coi soldi?” chiedo io, e gli altri giù ad annuire.
Poi, dopo un cinque minuti gli informatori escono dall’ambulatorio e tornano nella sala d’attesa, per andarsene. Chiaramente solo loro due parlano e noi stiamo tutti zitti.
Appena escono, riprende il discorso di prima e rifioriscono nuove frasi fatte. Anche io ho fatto in tempo, in quei due minuti di silenzio, a pensare a qualche frase veramente ridicola da sfornare a tempo debito.
Entra un signore, che tutti riconosciamo non essere un rappresentante e il dialogo continua. Dopo un’iniziale difficoltà comincia a dire qualche sciocchezza anche lui.
Poi entra una donna elegantissima, con una valigetta. Tipo sospetto, pensiamo. E la conversazione si rompe definitivamente.
Poco prima del mio turno, annuncio alla signora al mio fianco che:
“Ormai è troppo tardi. Devo andare.” ed esco, salutando tutti.
Passeggiando verso casa, non posso evitare di ridere, ripensando a quelle facce e a quelle puttanate accolte con una ridicola serietà.
Poi mi viene il dubbio che anche quel signore sul divano avrebbe potuto comportarsi come me, solo per osservare le reazioni provocate. E se tutti avessimo fatto apposta? Se tutti avessimo voluto esaminarci? Se io per primo, che volevo fare il furbo, avessi fatto la figura del coglione?
Ma chi se ne frega: quando rivedrò chiunque tra loro, lo saluterò con un sorriso e magari sarà proprio il sorriso di un coglione a rendergli la giornata un po’ più piacevole.

posted by Theclap 8:09 PM
 
Esami. E puntualmente mi ritrovo a fare orari impensabili, perchè non c'è una volta che riesca ad organizzare le mie sessioni di studio intelligentemente. O meglio, mi propongo cose umanamente fattibili, ma poi per qualche futilissimo motivo, i miei piani vanno a farsi fottere e mi ritrovo costretto ad una spasmodica e improbabile corsa contro il tempo.
Poi, sempre: "Questa è l'ultima volta", che è un po' come dire: "Da domani, a dieta". Propositi che tu per primo sai che non manterrai mai.

posted by Theclap 8:08 PM


{mercoledì, marzo 26, 2003}

 
L'aforisma del giorno

E' quando rovesci involontariamente l'ultimo bicchiere d'acqua, che ti accorgi di avere davvero sete.

posted by Theclap 7:20 PM


{venerdì, marzo 21, 2003}

 
Oggi, giornata Ramones.

posted by Theclap 7:26 PM


{giovedì, marzo 20, 2003}

 
Stamattina sono stato al GrandEmilia. Così, per fare una passeggiata e "curiosare un po' tra gli scaffali". Non avevo bisogno di niente, ma mi sono comprato:
- uno spazzolino da denti, un dentifricio e un burrocacao, che servono sempre,
- una confezione da dieci CD vuoti, che possono servire,
- un profumo per auto, che non serve a un cazzo.

Mi sono divertito ad osservare i ragazzi delle scuole superiori che oggi, vuoi per l'occupazione di molte scuole di Modena, vuoi per qualche cabo' ben organizzato, erano più numerosi del solito. (Come faccio poi a dirlo non lo so, dato che al GrandEmilia non ci vado dalle feste natalizie.) Ho ripensato a quando ero io a scabottare ed ho rivisto sulle loro facce il mio stesso sorriso di allora, un sorriso quasi isterico, di felicità timorosa, per il fatto di sentirsi grandi e per la paura di essere scoperti da quelli che grandi lo sono per davvero (leggi: amici dei propri genitori).

Mi sono complimentato con la commessa del negozio di camicie, per quel tocco di colore e vivacita' che manca a tutti gli altri negozi del supermercato e perchè aveva creato, con la disposizione delle camicie, un effetto ottico piacevolissimo.

Mi sono rallegrato moltissimo, perchè una ragazza si è fermata davanti ad una vetrina, sola, sorridendo e canticchiando qualcosa che purtroppo non ho afferrato ed ho pensato che anche io sorrido per niente e canticchio piano piano in mezzo alla gente. Peccato non ti conoscessi, magari abbiamo molto in comune. "Anche il tuo innato ottimismo viene continuamente eroso da quello che ti succede attorno?" "Ma lo senti ancora molto forte?" "Pensi che si potrà mai consumare totalmente?"

Avrei voluto sedermi al sole a leggere, ma la mattina era finita e dovevo rientrare a casa. "Anche tu devi preparare il pranzo per la tua famiglia?" "Anche a te rompe?" "Mi inviti a conoscerti?"

posted by Theclap 7:28 PM


{martedì, marzo 11, 2003}

 
Ho la straordinaria capacità di perdermi tutto quello che può passare di interessante in televisione.
Per fortuna di interessante, in televisione, non c'è mai niente e non ho rimpianti. Almeno in questo caso.

posted by Theclap 1:15 AM


{mercoledì, marzo 05, 2003}

 
Il fine settimana era stato molto bello, rassegnato a non vederti.
Poi, sabato sera, il caso vuole che io sia andato nel posto in cui vai abitualmente tu, e che tu sia contemporaneamente venuta nel posto in cui vado abitualmente io. E’stato quando me lo hanno detto, che mi sono profondamente intristito: sarebbe bastato passare di lì anche solo un attimo, prima di andare in giro, per scoprire che c’eri tu e cambiare il programma della serata. E’ stato un durissimo colpo per il mio morale, pur sapendo che non eri venuta lì per vedermi, ma per altri motivi, affatto importanti per me: quello che contava era solamente vederti.
Pazienza, ci rincontreremo, se così sta scritto. Speriamo solo che non sia troppo tardi per il mio sistema nervoso, che poco a poco sta cominciando a dare i numeri.

posted by Theclap 7:35 PM
 
Ieri sera, concerto di Ligabue, che non mi piace, ma era un regalo per mia sorella, alla quale piace molto. A onor del vero, il concerto non è stato male, ma niente a che vedere con quello dell’anno scorso all’Alcatraz (Milano) dei Bad Religion, che ho ancora nel cuore.

Oggi è stato bellissimo poter leggere in maglietta sul terrazzo di casa mia, scaldato da un sole di cui finalmente ci si comincia ad accorgere.
Ho anche finito il libro che stavo leggendo: “Enrico Mattei”, una biografia della collana L’identità italiana.
Il prossimo che leggerò sarà su Leonardo da Vinci.

E’ un periodo di esami, pensieri, corse, problemi di vario grado, dolori, silenzi. E sto riscoprendo le piccole cose che raddrizzano una giornata tendente al grigio-fumo:
- i bimbi in maschera, straripanti di gioia per il carnevale,
- un parcheggio vicinissimo alla destinazione,
- una canzone che non ascoltavo da tanto tempo,
- un giro tra gli scaffali pieni di profumati libri,
- le foglie di insalata rossa che sono più rugose delle foglie di insalata normale e raccolgono più aceto,
- la caviglia che si sgonfia, dopo la distorsione,
- trovare 15 € nei jeans che ho usato qualche giorno prima.

posted by Theclap 6:26 PM

spacer