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{venerdì, giugno 20, 2003}

 
Una chiacchierata

“Dai, raccontami qualcosa”
“…”
“Non vuoi dirmi niente?”
“Boh…fff… dai, non so cosa dirti”
“Mah… con chi esci… cosa fai… ti piace qualcuna? Suonate ancora? E con quell’altro gruppo?”
“…”
“Qualsiasi cosa, dai”
“…”
“Non vuoi parlare, vero?”
Mi hanno commosso quei tuoi tentativi di risaldare un’amicizia che io non desideravo nemmeno. Quel tuo attendere paziente a casa mia, senza che io avessi la minima voglia di parlarti. Ero seccato e non mi curavo neanche di nasconderlo. Non so come hai fatto a resistere: io al tuo posto avrei urlato un vaffanculo sonoro e me ne sarei andato/a.
“Oh, porca troia, non sono mica venuta per farmi compatire… Non sto cercando di convincerti a riprovarci, non lo capisci? E togliti quel muso. Voglio solo che ci chiariamo una volta per tutte, ok?” Io mi sarei espresso più o meno in questi termini, trovandomi di fronte ad uno stronzo come me.
Tu, invece, sofferente e calma, mi hai apertamente spiegato che eri venuta perché ci tenevi ancora a me, nonostante tutto e che non ti voglio perdere, perché sei stato molto importante, ed è finita, sì, la storia, ma questo non implica che debba finire parallelamente anche l’amicizia, mi stai ascoltando?
“Sì certo”
“E cosa ne pensi?”
“…”
“Cioè, capisci, non ti voglio perdere, a meno che sia tu a non volermi più nella tua vita”
“Ma no”
“Tu sei cambiato molto, ma anche io sono diversa e mi piacerebbe che tu possa conoscere questo mio nuovo modo di essere”
“…”
“Adesso ti sono completamente indifferente?”
“Sì”
“Non sto cercando convincerti a rimetterci assieme”
“Sì, l’ho capito”
“Non lo vorrei neanche io adesso, perché non siamo più quelli di prima. Vorrei solo sapere se posso ancora sperare in un’amicizia”
“Ma perché no? anche se non ho mai creduto tanto alle amicizie tra un lui ed una lei”
“Mi piacerebbe che tra me e te arrivasse ad esserci lo stesso rapporto che c’è tra me e F., che io considero come un fratello. Vogliamo provarci?”
“…”
“Allora?”
“Sì, ma con la promessa che la prima volta che ci capiterà di fare sesso, tutto finirà immediatamente, perché se ho ben capito è una normale amicizia, quella di cui stiamo parlando, giusto?”
“Sì”
“E allora, non sarebbe più una normale amicizia, in quel caso. No?”
“Giusto”
“… a meno che tu con F. non…”
“Ma dai, lo sai, mi farebbe impressione. E’ un fratello.”
“Eh, però non so se a lui farebbe poi tanto schifo… anzi… secondo me…”
E cominciamo a scherzare e a ridere, finalmente. E finalmente ho capito che tu volevi davvero solo quella normale amicizia di cui sopra. Era sincero quel tuo interesse nel chiedermi con chi uscivo, se mi piaceva, dove e quando la rivedrò. E’ stato bello vederti felice nel vedermi cotto di A. E’ stato bello parlartene apertamente, come mai avrei fatto in precedenza. Come mai avrei pensato di fare.
Poi sei dovuta andare a lavorare (“Ma è già l’una e mezza: devo andare”) e ci siamo salutati.
Mi ha fatto pensare tanto, questa chiacchierata, e piangere. Mi hai fatto capire molto e ti devo ringraziare infinitamente. Per l’ennesima volta.

posted by Theclap 7:42 PM
 
L’aforisma del giorno

Non ho mai fatto a botte, anche se a volte non mi sopporto proprio.

posted by Theclap 7:41 PM


{giovedì, giugno 19, 2003}

 
Posto di lavoro

Il mio titolare è tanto ignorante che non si rende conto di quanto sia ignorante.

posted by Theclap 7:09 PM


{martedì, giugno 17, 2003}

 
Quel che e' giusto e' giusto

"Sì è vero la legge è uguale per tutti ma per me è più uguale che per gli altri perché mi ha votato la maggioranza degli italiani"
S. Berlusconi, 17/06/2003

posted by Theclap 6:27 PM


{giovedì, giugno 05, 2003}

 
Come in un film… horror

P. e sua madre sono arrivati da poco. Non parlano, sia perché ognuno è profondamente immerso nei propri ricordi, sia perché è espressamente richiesto di rispettare il silenzio, anche se non c’è nessun altro, lì, nel cimitero.
P. sta sicuramente pensando a sua nonna, morta da una settimana, sua madre sta sistemando i fiori sulla lapide, con gli occhi lucidi e il cuore gonfio di amarezza per quella scomparsa già annunciata dai medici, ma pur sempre dolorosa.
Nel frattempo P. sente il rumore di una macchina avvicinarsi. Lo sente bene perché il cimitero è dei primi del novecento ed è stato costruito, come si faceva allora, in una zona periferica del paese, isolato da ogni altra abitazione e dalla confusione dei vivi.
La macchina si ferma qualche secondo e, dopo lo sbattere di una portiera, riparte.
P. si volta solo adesso e la vede, ferma sull’ingresso del cimitero, da sola, muta.
E’ una bambina che ha sicuramente meno di dieci anni, con occhi azzurri, capelli lunghi e chiarissimi. Porta indosso un vestito bianco che le arriva ai piedi e in mano un mazzo di fiori. Molto lentamente si incammina per il cimitero osservando le tombe in terra alla sua destra, poi quelle alla sua sinistra. Si sposta verso i loculi in cemento, i forni, sempre silenziosa, sempre sola. Con tranquillità glaciale continua la sua passeggiata, fermandosi qua e là davanti a qualche tomba, che sembra scegliere tra tutte le altre. E’ arrivata all’altezza di P. e sua madre e, senza salutare, nemmeno con un sorriso, li oltrepassa silenziosa. Svolta dopo una curva del cimitero e P. non riesce più a vederla, quindi riprende le sue riflessioni. Sua madre, dopo circa tre minuti, gli propone dolcemente di accompagnarla presso un’altra tomba di altri parenti morti in precedenza e P. la segue immediatamente. Passano una decina di minuti e “le visite ai parenti” sono terminate, quindi P. e sua madre si dirigono verso l’uscita del cimitero. Ma qualcosa attira lo sguardo di P.: una figura bianca, immobile, piccola. P. guarda alla sua destra e rivede la stessa bambina di prima che osserva una lapide nell’altra ala del cimitero, sempre sola, sempre silenziosa.

P- … e siamo usciti. Poi ripensandoci…
Io-… ma P., scusami bene, questa bambina, se ne va in giro per il cimitero, per almeno un quarto d’ora da sola?
P- Sì, te l’ho detto, non c’era nessun altro. Anzi, se anche io fossi stato da solo, sarei scappato subito.
Io- Allora… non può che essere stato… un angelo. Hai per caso visto l’ultima tomba in cui si è fermata?
P- No. Cioè sì, ma da lontano.
Io- Non hai visto la foto, no?
P- No.
Io- E se la foto fosse quella di una bimba piccola bionda, con gli occhi chiari… insomma uguale identica a lei, nata… boh… nel 1890 e morta otto anni dopo?
P- …
Io- …
P- …
Io- …
P- Io non ci metto più piede, in quel cimitero.

posted by Theclap 7:10 PM

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